Latente
Daniele Franzella
Engramma - San Giorgio
Piazza XIII Vittime, Palermo
27 04 - 03 11 2019
Latente
Daniele Franzella
Engramma - San Giorgio
Piazza XIII Vittime, Palermo
27 04 - 03 11 2019
Latente è la scultura dell’artista palermitano Daniele Franzella installata a ridosso della Chiesa di San Giorgio dei Genovesi. E’ un monumento anonimo che non porta inscrizioni né targhe. Non è l’effige di un re o di un generale, né di un eroe. L’opera riprende la tradizione dei monumenti statuari e indaga il ruolo della statuaria nella storia delle città di Palermo scandita da scambi continui e spesso repentini di potere . L’alternarsi di governi ha interessato da vicino nel corso dei secoli anche l’area archeologica di Piazza XIII Vittime. Qui gli scavi archeologici hanno rivenuto testimonianze di diversi popoli, di diversi avvenimenti storici e dei loro protagonisti: dai Bizantini ai Normanni che eressero la cinta muraria dove prima sorgevano le abitazioni arabe del fiorente quartiere descritto da Ibn Hawkal nel suo viaggio in Sicilia, ai Borbone, fino ai più recenti bombardamenti angloamericani della Seconda guerra mondiale. Il Latente di Franzella è un’opera in negativo, perché nonostante abbia tutte le caratteristiche di un monumento celebrativo - il basamento massiccio, la tensione verticale della struttura, la posa fiera della figura rappresentata in un movimento ideale accennato dalla gamba sinistra e dal volto rivolto a sinistra – nega l’oggetto stesso della celebrazione. La statua, infatti, si presenta come una struttura di madriforme in resina che svelando lo schema della composizione ne annulla i tratti. Si riconoscono le fattezze di un uomo, ma non se ne conosce l’identità. L’opera è indecifrabile, un inno alla storia perduta dell’area e di chi l’ha abitata nel corso dei secoli. Sembra la custodia di un monumento ignoto posta nel vuoto scenografico lasciato dalla storia in Piazza XIII Vittime. Il Latente di Franzella non fa però riferimento a un periodo storico in particolare, ma interpreta la storia come un succedersi di avvenimenti non conclusi, come un tempo provvisorio e dinamico. Per questo si tratta di un’opera aperta, una custodia che al suo interno raccoglie processi non conclusi. Nell’opera sopravvivono monumenti di cui si hanno memoria e altri di cui si è persa traccia, è anch’essa un obelisco, come quello poco distante dedicato ai martiri della rivolta della Gancia, ma è allo stesso tempo il minareto di una moschea da cui sembra riecheggiare la voce di un muezzin. L‘opera stessa nel suo colore sembra essere costruita con gli strati riapparsi negli scavi archeologici, ma nella statua ogni strato si fonde con l’altro in un vortice di sedimenti di cui si ignora l’origine. Il titolo dell’opera suggerisce che essa incorpori la latenza dei monumenti scomparsi, i simboli dimenticati che essi rappresentavano. Ciò che scompare sopravvive e ritorna sotto altre forme. Non è la custodia di monumento da preservare. Custodia e custodito, forma e contenuto coincidono, come in una monade che tutto condensa e ingloba.
Latente è l'incorporazione di una dialettica che vale per Palermo come per tutte le comunità che erigono monumenti, il rapporto tra memoria e oblio, tra quello che rimane della storia di una città e quello che inevitabilmente viene dimenticato.
Latente è la scultura dell’artista palermitano Daniele Franzella installata a ridosso della Chiesa di San Giorgio dei Genovesi. E’ un monumento anonimo che non porta inscrizioni né targhe. Non è l’effige di un re o di un generale, né di un eroe. L’opera riprende la tradizione dei monumenti statuari e indaga il ruolo della statuaria nella storia delle città di Palermo scandita da scambi continui e spesso repentini di potere. L’alternarsi di governi ha interessato da vicino nel corso dei secoli anche l’area archeologica di Piazza XIII Vittime. Qui gli scavi archeologici hanno rivenuto testimonianze di diversi popoli, di diversi avvenimenti storici e dei loro protagonisti: dai Bizantini ai Normanni che eressero la cinta muraria dove prima sorgevano le abitazioni arabe del fiorente quartiere descritto da Ibn Hawkal nel suo viaggio in Sicilia, ai Borbone, fino ai più recenti bombardamenti angloamericani della Seconda guerra mondiale. Il Latente di Franzella è un’opera in negativo, perché nonostante abbia tutte le caratteristiche di un monumento celebrativo - il basamento massiccio, la tensione verticale della struttura, la posa fiera della figura rappresentata in un movimento ideale accennato dalla gamba sinistra e dal volto rivolto a sinistra – nega l’oggetto stesso della celebrazione. La statua, infatti, si presenta come una struttura di madriforme in resina che svelando lo schema della composizione ne annulla i tratti. Si riconoscono le fattezze di un uomo, ma non se ne conosce l’identità. L’opera è indecifrabile, un inno alla storia perduta dell’area e di chi l’ha abitata nel corso dei secoli. Sembra la custodia di un monumento ignoto posta nel vuoto scenografico lasciato dalla storia in Piazza XIII Vittime. Il Latente di Franzella non fa però riferimento a un periodo storico in particolare, ma interpreta la storia come un succedersi di avvenimenti non conclusi, come un tempo provvisorio e dinamico. Per questo si tratta di un’opera aperta, una custodia che al suo interno raccoglie processi non conclusi. Nell’opera sopravvivono monumenti di cui si hanno memoria e altri di cui si è persa traccia, è anch’essa un obelisco, come quello poco distante dedicato ai martiri della rivolta della Gancia, ma è allo stesso tempo il minareto di una moschea da cui sembra riecheggiare la voce di un muezzin. L‘opera stessa nel suo colore sembra essere costruita con gli strati riapparsi negli scavi archeologici, ma nella statua ogni strato si fonde con l’altro in un vortice di sedimenti di cui si ignora l’origine. Il titolo dell’opera suggerisce che essa incorpori la latenza dei monumenti scomparsi, i simboli dimenticati che essi rappresentavano. Ciò che scompare sopravvive e ritorna sotto altre forme. Non è la custodia di monumento da preservare. Custodia e custodito, forma e contenuto coincidono, come in una monade che tutto condensa e ingloba.
Latente è l'incorporazione di una dialettica che vale per Palermo come per tutte le comunità che erigono monumenti, il rapporto tra memoria e oblio, tra quello che rimane della storia di una città e quello che inevitabilmente viene dimenticato.
Latente, so heißt eine in der Nähe der Kirche San Giorgio dei Genovesi aufgestellte Skulptur des palermitanischen Künstlers Daniele Franzella. Dabei handelt es sich um ein anonymes Denkmal, auf oder an dem weder Inschriften noch Widmungen zu finden sind. Es ist auch nicht das Abbild eines Königs noch eines Generals oder eines Helden. Nein, die Arbeit greift die Tradition des Standbilds auf und untersucht die Rolle der Statuen in der Geschichte der Stadt Palermo, die von ständigen und oft plötzlichen Machtwechseln gekennzeichnet ist. Im Laufe der Jahrhunderte haben die Regierungswechsel auch den archäologischen Bereich der Piazza XIII Vittime, auf dem sich die Skulptur befindet, beeinflusst.
Hier fand man bei archäologischen Ausgrabungen Spuren von verschiedenen Völkern, historischen Ereignissen und ihren Protagonisten: Von den Byzantinern bis zu den Normannen, die die Stadtmauern errichteten, von arabischen Wohnstätten ,von denen Ibn Hawkal in seiner Reise berichtete, von den Bourbonen bis zu den angloamerikanischen Bombenanschlägen des Zweiten Weltkriegs.
Franzellas Latente ist ein "Negativwerk": denn trotz der Elemente einer traditionellen Monumentalstatue - dem massiven Sockel, der vertikalen Spannung des Aufbaus, der stolzen Haltung der Figur, der idealtypischen Bewegung durch das linke Bein und dem gedrehten Gesicht - will sie nicht als solche wahrgenommen oder gar bewundert werden.
Die Statue besteht aus Kunstharz Gussformen, die die sich darunter befindliche Figur verhüllen.
Man kann die Merkmale eines Mannes erkennen, aber nicht seine Identität.
Die Arbeit soll nicht entschlüsselt werden, vielmehr ist sie eine Huldigung der verlorenen Geschichte des Ortes und derjenigen, die im Laufe der Jahrhunderte hier wohnten. Sie mutet an wie die Schutzhülle eines unbekannten Denkmals, das verloren auf dem bühnengleichen Areal der Piazza XIII Vittime steht. Latente bezieht sich jedoch nicht auf eine bestimmte historische Periode, sondern interpretiert die Geschichte als eine Folge nicht enden wollender Ereignisse, als eine temporäre und dynamische Zeit. Aus diesem Grund handelt es sich um ein offenes Werk; eine Hülle, die auch noch nicht abgeschlossene Prozesse verhüllt. In Latente leben die Denkmäler nach, an die man sich erinnert, aber den Überblick verloren hat, um wen oder was es sich handelt. Sie ist wie ein Obelisk, ähnlich dem den Märtyrern des Aufstands der Gancia gewidmete, aber sie ist gleichzeitig auch das Minarett einer Moschee, von dem die Stimme eines Muezzins wiederhallt. Die Arbeit ist in ihrer Farbe so aufgebaut, dass die Schichten der archäologischen Ausgrabungen wieder auftauchen. In der Statue verschmilzt jede Schicht mit der anderen in einem Wirbel aus unbekannten Sedimenten. Latenz oder Verzögerung – also der Zeitraum zwischen einem verborgenen Ereignis und dem Eintreten einer sichtbaren Reaktion. Der Titel der Arbeit deutet darauf hin, dass Franzellas Werk die Latenz der fehlenden Monumente, die vergessenen Symbole, die sie repräsentieren, verkörpert. Was verschwindet, überlebt, kehrt in anderen Formen zurück. Hülle und Verhülltes, Form und Inhalt fallen zusammen, zu einer Einheit, die alles verdichtet und aufnimmt.
Latent verkörpert einen dialektischen Prozess, der für Palermo gilt, aber auch für alle Gemeinschaften die Monumente errichten: die Beziehung zwischen Erinnerung und Vergessen, die Spannung zwischen faktischen Relikten der Geschichte einer Stadt und dem, was davon unvermeidlich vergessen wird.
Latente, so heißt eine in der Nähe der Kirche San Giorgio dei Genovesi aufgestellte Skulptur des palermitanischen Künstlers Daniele Franzella. Dabei handelt es sich um ein anonymes Denkmal, auf oder an dem weder Inschriften noch Widmungen zu finden sind. Es ist auch nicht das Abbild eines Königs noch eines Generals oder eines Helden. Nein, die Arbeit greift die Tradition des Standbilds auf und untersucht die Rolle der Statuen in der Geschichte der Stadt Palermo, die von ständigen und oft plötzlichen Machtwechseln gekennzeichnet ist. Im Laufe der Jahrhunderte haben die Regierungswechsel auch den archäologischen Bereich der Piazza XIII Vittime, auf dem sich die Skulptur befindet, beeinflusst.
Hier fand man bei archäologischen Ausgrabungen Spuren von verschiedenen Völkern, historischen Ereignissen und ihren Protagonisten: Von den Byzantinern bis zu den Normannen, die die Stadtmauern errichteten, von arabischen Wohnstätten ,von denen Ibn Hawkal in seiner Reise berichtete, von den Bourbonen bis zu den angloamerikanischen Bombenanschlägen des Zweiten Weltkriegs.
Franzellas Latente ist ein "Negativwerk": denn trotz der Elemente einer traditionellen Monumentalstatue - dem massiven Sockel, der vertikalen Spannung des Aufbaus, der stolzen Haltung der Figur, der idealtypischen Bewegung durch das linke Bein und dem gedrehten Gesicht - will sie nicht als solche wahrgenommen oder gar bewundert werden.
Die Statue besteht aus Kunstharz Gussformen, die die sich darunter befindliche Figur verhüllen.
Man kann die Merkmale eines Mannes erkennen, aber nicht seine Identität.
Die Arbeit soll nicht entschlüsselt werden, vielmehr ist sie eine Huldigung der verlorenen Geschichte des Ortes und derjenigen, die im Laufe der Jahrhunderte hier wohnten. Sie mutet an wie die Schutzhülle eines unbekannten Denkmals, das verloren auf dem bühnengleichen Areal der Piazza XIII Vittime steht. Latente bezieht sich jedoch nicht auf eine bestimmte historische Periode, sondern interpretiert die Geschichte als eine Folge nicht enden wollender Ereignisse, als eine temporäre und dynamische Zeit. Aus diesem Grund handelt es sich um ein offenes Werk; eine Hülle, die auch noch nicht abgeschlossene Prozesse verhüllt. In Latente leben die Denkmäler nach, an die man sich erinnert, aber den Überblick verloren hat, um wen oder was es sich handelt. Sie ist wie ein Obelisk, ähnlich dem den Märtyrern des Aufstands der Gancia gewidmete, aber sie ist gleichzeitig auch das Minarett einer Moschee, von dem die Stimme eines Muezzins wiederhallt. Die Arbeit ist in ihrer Farbe so aufgebaut, dass die Schichten der archäologischen Ausgrabungen wieder auftauchen. In der Statue verschmilzt jede Schicht mit der anderen in einem Wirbel aus unbekannten Sedimenten. Latenz oder Verzögerung – also der Zeitraum zwischen einem verborgenen Ereignis und dem Eintreten einer sichtbaren Reaktion. Der Titel der Arbeit deutet darauf hin, dass Franzellas Werk die Latenz der fehlenden Monumente, die vergessenen Symbole, die sie repräsentieren, verkörpert. Was verschwindet, überlebt, kehrt in anderen Formen zurück. Hülle und Verhülltes, Form und Inhalt fallen zusammen, zu einer Einheit, die alles verdichtet und aufnimmt.
Latent verkörpert einen dialektischen Prozess, der für Palermo gilt, aber auch für alle Gemeinschaften die Monumente errichten: die Beziehung zwischen Erinnerung und Vergessen, die Spannung zwischen faktischen Relikten der Geschichte einer Stadt und dem, was davon unvermeidlich vergessen wird.
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